Le comunità energetiche rinnovabili 2025 permettono di condividere energia pulita, ridurre le bollette e accedere agli incentivi dedicati a famiglie, imprese ed enti locali.
Nel 2025 le comunità energetiche rinnovabili sono passate da progetto sperimentale a strumento concreto per ridurre le bollette e favorire la transizione energetica. La crescita delle configurazioni di autoconsumo diffuso, l’aggiornamento normativo con il DM 127/2025 e il ruolo di soggetti pubblici e privati hanno reso le CER una soluzione interessante per molti territori. Capire come funzionano, quali sono i numeri attuali, quali incentivi sono disponibili e come partecipare è essenziale per non perdere opportunità. In questa guida aggiornata analizziamo il funzionamento delle CER, i dati 2025, la normativa, i modelli organizzativi, i passi operativi e le principali domande frequenti.
Che cos’è una comunità energetica rinnovabile
Una comunità energetica rinnovabile è un soggetto collettivo che produce, condivide e autoconsuma energia rinnovabile a livello locale, ottenendo incentivi dedicati sui kWh condivisi.
Una comunità energetica rinnovabile (CER) è un’organizzazione formata da cittadini, piccole e medie imprese, enti locali o realtà del terzo settore. Questi soggetti investono insieme in uno o più impianti alimentati da fonti rinnovabili, in prevalenza fotovoltaiche. L’energia prodotta viene condivisa tra i membri tramite la rete di distribuzione locale. In questo modo si massimizza l’autoconsumo e si riduce la quantità di energia acquistata dal fornitore tradizionale.
La CER non è solo un impianto fotovoltaico condiviso. È anche un patto tra i partecipanti su come ripartire i benefici economici e ambientali. Lo statuto definisce chi può entrare nella comunità, come vengono calcolati i risparmi, in che modo si distribuiscono gli incentivi e quali sono le regole di governance. Possono partecipare sia soggetti che possiedono superfici su cui installare gli impianti, sia utenti che non hanno tetti disponibili ma vogliono comunque ridurre la propria spesa energetica.
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Come funziona la condivisione dell’energia in una CER
La condivisione dell’energia avviene in modo virtuale. I contatori di produzione misurano l’energia generata dagli impianti della comunità energetica rinnovabile, mentre i contatori di consumo misurano i prelievi dei membri. Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) incrocia questi dati ora per ora e determina la quota di kWh condivisi tra produzione e consumi dei partecipanti.
Su questi kWh condivisi si applica una tariffa premio, stabilita dalle regole operative GSE. I membri continuano a pagare in bolletta l’energia che non è coperta dall’autoconsumo condiviso, ma beneficiano degli incentivi sulla parte di energia condivisa. Il meccanismo è diverso dallo scambio sul posto. In quel caso si riceve un contributo economico per l’energia immessa in rete dal singolo impianto. Nella CER, invece, il valore nasce dalla condivisione dell’energia tra più soggetti collegati alla stessa rete locale.
Una CER è una comunità di produttori e consumatori che condividono energia rinnovabile tramite la rete locale e ottengono incentivi sulla quota di energia condivisa.
Numeri e trend 2025 delle comunità energetiche
Nel 2025 in Italia sono attive centinaia di comunità energetiche rinnovabili, con una crescita di oltre 19 volte rispetto al 2024 e migliaia di nuove domande in valutazione.
Il 2025 segna una forte accelerazione per le comunità energetiche rinnovabili. L’Electricity Market Report 2025 dell’Energy & Strategy del Politecnico di Milano rileva, a maggio 2025, 876 configurazioni di autoconsumo diffuso. Di queste, 421 sono comunità energetiche formalmente costituite. Rispetto al 2024 si tratta di una crescita di circa 19 volte. È un segnale chiaro della maggiore attenzione verso questi modelli, sia da parte delle amministrazioni locali sia da parte dei cittadini.
La potenza complessiva installata nelle configurazioni di autoconsumo diffuso è di circa 85 MW. Le sole CER contano una potenza di circa 44 MW. Le regioni più attive sono Lombardia e Piemonte, seguite da Veneto, Emilia-Romagna, Sicilia, Puglia e Campania. La distribuzione geografica è ancora disomogenea, ma cresce il numero di progetti in tutte le aree del Paese, comprese quelle con maggior rischio di povertà energetica.
- 876 configurazioni di autoconsumo diffuso a maggio 2025.
- 421 comunità energetiche rinnovabili attive.
- 85 MW di potenza complessiva nelle configurazioni di autoconsumo diffuso.
- 44 MW di potenza installata nelle sole CER.
Domande al GSE e scenari di sviluppo al 2030
Il GSE ha ricevuto entro il 31 marzo 2025 quasi 4.000 domande per nuove comunità energetiche, per una potenza complessiva richiesta di circa 390 MW. Si tratta di progetti in diverse fasi di sviluppo. Alcuni sono già cantierabili, altri sono ancora in fase di progettazione o di completamento delle autorizzazioni.
Gli scenari al 2030 ipotizzano un potenziale di circa 2,7 GW di potenza installata nelle configurazioni di autoconsumo diffuso. Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima prevede la possibilità di arrivare a oltre 15.000 comunità energetiche rinnovabili operative sul territorio nazionale. Il contingente nazionale incentivabile fissato a 5 GW lascia quindi ancora molto spazio per nuovi impianti e nuovi progetti.
I numeri 2025 indicano una fase di forte espansione delle CER, con migliaia di nuovi progetti in pipeline e ampio margine rispetto al contingente incentivabile nazionale.
Incentivi e normativa: DM 127/2025 e regole GSE
Il DM 127/2025 estende i contributi PNRR alle comunità energetiche nei Comuni fino a 50.000 abitanti e conferma la tariffa premio GSE sui kWh condivisi per 20 anni.
L’evoluzione delle comunità energetiche rinnovabili 2025 è legata al quadro normativo e agli incentivi economici. Il Decreto MASE 127/2025, pubblicato il 16 maggio 2025, ha ampliato la platea dei beneficiari del contributo a fondo perduto previsto dal PNRR. La misura ora riguarda i progetti situati nei Comuni con meno di 50.000 abitanti, mentre in precedenza il limite era fissato a 5.000 abitanti. Questo allargamento rende accessibili i contributi alla maggior parte dei Comuni italiani.
Il contributo a fondo perduto può coprire fino al 40 % dei costi ammissibili per la realizzazione degli impianti e delle infrastrutture necessarie alla comunità energetica. Rientrano in questa voce anche eventuali sistemi di accumulo abbinati agli impianti. Oltre al contributo PNRR, le CER beneficiano di una tariffa premio sull’energia condivisa, erogata dal GSE per un periodo di 20 anni a partire dall’entrata in esercizio commerciale.
- Contributo PNRR fino al 40 % dei costi ammissibili per gli impianti nelle CER.
- Comuni fino a 50.000 abitanti inclusi nei benefici, con forte ampliamento della platea.
- Tariffa premio GSE sul kWh condiviso per 20 anni.
- Potenza incentivabile fino a 1 MW per ciascun impianto inserito nella configurazione.
Come operano gli incentivi tra contributo PNRR e tariffa premio
Il contributo PNRR riduce l’investimento iniziale richiesto ai membri della comunità energetica rinnovabile. La parte restante può essere coperta con capitale proprio, con finanziamento bancario o con strumenti di finanza alternativa. La tariffa premio riconosciuta dal GSE remunera l’energia condivisa tra produzione e consumi dei membri. In molti progetti il tempo di rientro si colloca tra i 6 e i 9 anni, mentre la durata degli incentivi è di 20 anni. Questo significa che, dopo aver recuperato l’investimento, la CER può continuare a generare benefici economici per oltre un decennio.
Per i dettagli aggiornati su aliquote, requisiti e modalità di accesso è necessario consultare le regole operative del GSE sulle comunità energetiche. Per una lettura approfondita dei numeri e delle tendenze è utile anche il rapporto Electricity Market dell’Energy & Strategy del Politecnico di Milano.
Il combinato di contributo PNRR e tariffa premio rende le CER uno strumento economicamente competitivo, soprattutto nei Comuni di piccole e medie dimensioni.
Come si organizza e si realizza una CER
Per realizzare una CER servono un gruppo di soggetti interessati, un impianto rinnovabile condiviso, un soggetto giuridico dedicato e l’adesione alle regole operative GSE.
Le comunità energetiche rinnovabili possono nascere da iniziativa pubblica, da soggetti privati specializzati o da alleanze tra cittadini, imprese e amministrazioni. Nel modello public lead è il Comune o un consorzio di enti locali a promuovere il progetto e a guidarne l’attuazione. Nel modello di community energy builder una ESCo o una cooperativa energetica progetta e gestisce l’impianto, coinvolgendo i partecipanti. Nel modello pluralista la governance è condivisa tra più categorie di soggetti.
Dal punto di vista tecnologico, la maggioranza delle CER italiane utilizza impianti fotovoltaici. La potenza tipica dei progetti di piccola scala è dell’ordine di poche decine di kW, ma non mancano iniziative sopra i 100 kW in ambito industriale o su edifici pubblici. L’uso di sistemi di accumulo elettrochimico è sempre più diffuso e consente di aumentare l’autoconsumo, spostando parte dei consumi nelle ore in cui l’energia rinnovabile è disponibile in eccesso.
- Public lead: il Comune guida la CER e spesso mira anche a ridurre la povertà energetica.
- Community energy builder: un soggetto privato specializzato progetta e gestisce il progetto.
- Modello pluralista: cittadini, imprese ed enti pubblici condividono la governance.
- Tecnologie: prevalenza di fotovoltaico, con accumuli in crescita.
Per chi desidera stimare la potenza e la capacità di accumulo più adatte alla propria situazione, abbiamo realizzato anche un tool per il dimensionamento di un impianto fotovoltaico con accumulo.
Iter pratico per creare o aderire a una comunità energetica
Il percorso operativo per creare una comunità energetica rinnovabile 2025 può essere sintetizzato in pochi passaggi chiave. Per prima cosa è necessario identificare i potenziali membri e raccogliere i dati sui loro consumi elettrici. Successivamente si valuta la disponibilità di superfici per installare impianti rinnovabili e si definisce un dimensionamento di massima, eventualmente con il supporto di un tecnico.
Segue la scelta della forma giuridica, spesso associazione o cooperativa, e la redazione dello statuto. In parallelo si richiedono i preventivi di connessione al gestore di rete e si predispone la documentazione tecnica. Una volta realizzato l’impianto, si presenta la domanda al GSE, si attiva la convenzione e si avvia la gestione ordinaria. Chi non possiede superfici adatte può partecipare come consumatore puro, beneficiando comunque della ripartizione degli incentivi e dei risparmi.
Per avviare una CER servono un’analisi dei consumi, un progetto tecnico adeguato, una forma giuridica chiara e una corretta gestione della pratica con GSE e gestore di rete.
Confronto con altre forme di autoconsumo
Le comunità energetiche si affiancano a fotovoltaico domestico, fotovoltaico virtuale e scambio sul posto, con logiche diverse di partecipazione e beneficio economico.
Le comunità energetiche rinnovabili non sono l’unica strada per ridurre la bolletta con le rinnovabili. Il fotovoltaico domestico permette al singolo utente di produrre e autoconsumare energia sul proprio tetto, riducendo i prelievi dalla rete. Lo scambio sul posto rimborsa parte dell’energia immessa in rete, mentre il fotovoltaico virtuale consente di acquistare quote di un impianto remoto e ricevere in bolletta i kWh associati alla propria quota.
La CER si distingue perché mette al centro la condivisione dell’energia tra più soggetti collegati alla stessa rete locale. Inoltre, la comunità energetica rinnovabile ha una governance condivisa e può decidere come ripartire i benefici, ad esempio destinando una parte degli incentivi a famiglie vulnerabili o a progetti sociali. È possibile combinare più strumenti: un utente può avere un impianto fotovoltaico individuale, partecipare a una CER locale e, in alcuni casi, sottoscrivere anche quote di fotovoltaico virtuale.
- CER: energia condivisa, incentivi sui kWh condivisi e governance partecipata.
- Fotovoltaico domestico: impianto sul proprio tetto, autoconsumo individuale.
- Scambio sul posto: contributo economico sull’energia immessa in rete.
- Fotovoltaico virtuale: quote di un impianto remoto compensate in bolletta.
Per approfondire altre soluzioni legate al fotovoltaico puoi consultare la nostra guida su pannelli fotovoltaici in condominio e l’analisi dedicata alle soluzioni di fotovoltaico da balcone, utili per chi dispone di spazi ridotti.
CER, fotovoltaico domestico, fotovoltaico virtuale e scambio sul posto sono modelli complementari: la scelta dipende dagli spazi disponibili, dal profilo di consumo e dal livello di partecipazione desiderato.
Vantaggi, rischi e domande frequenti
Le comunità energetiche offrono risparmi, benefici ambientali e valore sociale, ma richiedono progettazione accurata, governance chiara e tempi di avvio non trascurabili.
Vantaggi economici, ambientali e sociali
I vantaggi delle comunità energetiche rinnovabili 2025 sono molteplici. Dal punto di vista economico, l’autoconsumo condiviso e la tariffa premio GSE riducono la spesa elettrica di famiglie e PMI. L’uso di energia rinnovabile locale abbatte le emissioni di CO₂ e riduce la dipendenza da fonti fossili. A livello sociale, molte CER prevedono meccanismi di sostegno a nuclei in difficoltà o a realtà del terzo settore, destinando parte dei ricavi a scopi sociali. Inoltre, lo sviluppo di questi progetti genera lavoro per installatori, progettisti e tecnici del territorio, rafforzando la filiera locale delle rinnovabili.
Criticità e rischi da valutare
Le comunità energetiche rinnovabili presentano però anche alcuni rischi. L’iter autorizzativo e la gestione della pratica con GSE e gestore di rete richiedono tempo e competenze tecniche. I costi iniziali, seppur mitigati dai contributi, restano significativi e vanno valutati con un business plan realistico. La governance deve essere chiara fin dall’inizio, per evitare conflitti tra i membri su ripartizione dei benefici e scelte strategiche. Infine, la normativa può evolvere nel tempo: è quindi importante monitorare aggiornamenti e modifiche alle regole operative.
FAQ: domande frequenti sulle comunità energetiche rinnovabili 2025
Il risparmio varia in base al profilo di consumo, alla potenza dell’impianto e al grado di autoconsumo. In molti casi, una famiglia con consumi intorno ai 2.700-3.000 kWh l’anno può ottenere riduzioni della spesa elettrica tra il 15 e il 25 % rispetto a una situazione senza comunità energetica. Nei progetti meglio ottimizzati, che integrano accumuli e gestione intelligente dei carichi, il risparmio può essere ancora più elevato.
In media servono dai 6 ai 12 mesi. I tempi dipendono dal numero di partecipanti, dalla complessità dell’impianto e dalla velocità delle autorizzazioni. Bisogna considerare la fase di progettazione, la costituzione del soggetto giuridico, le pratiche con il gestore di rete, la realizzazione dell’impianto e la convenzione con il GSE. Una buona pianificazione e il supporto di consulenti esperti aiutano a ridurre i ritardi.
Sì. Gli statuti delle comunità energetiche rinnovabili prevedono di norma la possibilità di recesso, con tempi e modalità definite. In genere è richiesto un periodo di preavviso e sono regolati gli aspetti economici legati alla quota investita. Prima di aderire è importante leggere con attenzione lo statuto e chiarire con il soggetto gestore cosa succede in caso di uscita di un membro.
Le CER offrono vantaggi concreti, ma è essenziale conoscerne tempi, rischi e regole di partecipazione per prendere decisioni consapevoli.
Conclusione: perché puntare sulle comunità energetiche rinnovabili 2025
Le comunità energetiche rinnovabili 2025 rappresentano un tassello importante della transizione energetica italiana. I numeri mostrano una crescita rapida ma ancora lontana dal potenziale massimo, mentre gli incentivi previsti dal DM 127/2025 e dalle regole operative GSE rendono sempre più sostenibile l’investimento. Per famiglie, PMI ed enti locali, aderire o promuovere una CER significa trasformare una parte della spesa energetica in un progetto condiviso, capace di generare benefici economici, ambientali e sociali.
Per approfondire altre strategie di riduzione dei costi puoi consultare la nostra guida per risparmiare sulla bolletta luce, dove analizziamo PUN, fotovoltaico virtuale e strumenti di automazione domestica. Valutare insieme comunità energetiche, fotovoltaico individuale e gestione intelligente dei consumi è il modo più efficace per ridurre la dipendenza dai prezzi dell’energia e aumentare l’autonomia energetica della propria casa o attività.
Dati e riferimenti di questa guida sono aggiornati a novembre 2025 e basati su fonti pubbliche (GSE, MASE, Politecnico di Milano). Prima di avviare un progetto di comunità energetica è consigliabile verificare eventuali aggiornamenti normativi e rivolgersi a professionisti qualificati.



