
EV Charging Index 2025: Italia fuori dalla Top 10
L’ev charging index 2025 di Roland Berger, pubblicato il 14 luglio, mette a confronto 30 Paesi su infrastrutture, mercato e innovazione nella ricarica. Il punteggio complessivo conferma Cina, Norvegia e USA ai vertici, mentre l’Italia arretra al 13° posto a causa della bassa densità di colonnine attive e dell’interesse BEV ancora tiepido (78%). In questo articolo analizziamo la classifica, i motivi del gap italiano e le prossime mosse per scalare posizioni entro il 2025.
Il nuovo EV Charging Index 2025 fotografa la corsa globale alle colonnine: l’Italia scende fuori dalla Top 10, tra ritardi burocratici e pochi hub HPC.
Cos’è l’EV Charging Index 2025?
L’EV Charging Index è il termometro annuale che misura infrastruttura, mercato e innovazione della ricarica in 30 Paesi, assegnando un punteggio da 0 a 100.
Nato nel 2021 e aggiornato ogni luglio da Roland Berger, l’indice combina venti KPI su diffusione delle colonnine, tasso di crescita dei BEV, investimenti pubblici e soddisfazione degli utenti. Ogni area riceve un peso diverso, quindi il ranking finale premia i Paesi con reti capillari, molti hub HPC e politiche di supporto stabili. ev charging index diventa così il riferimento per analisti, case auto e CPO che pianificano le prossime aperture.
- Tre pilastri: infrastruttura, mercato, innovazione
- Venti KPI ponderati e normalizzati
- Copertura: 30 Paesi su 5 continenti
- Rapporto integrale in lingua inglese sul sito Roland Berger
Metodologia e criteri di valutazione
Roland Berger raccoglie dati proprietari, open data governativi e sondaggi a 9.000 driver di veicoli elettrici. Vengono calcolati dei sotto insiemi per densità delle colonnine, uptime (tempo medio di attività della colonnina), mix AC/DC, tariffe medie, market share dei veicoli elettrici immatricolati e percentuale dei contratti di ricarica. Gli indicatori sono normalizzati su scala 0-100 e aggregati con pesi 50/30/20 rispettivamente per infrastruttura, mercato e innovazione, garantendo confronti omogenei tra Paesi con strutture demografiche diverse.
Chi pubblica l’indice e perché conta
L’EV Charging Index è curato dal centro di ricerca automotive di Roland Berger con il supporto di startup tech come ChargeUp e dati di piattaforme CPO europee. Viene citato da BloombergNEF, ACEA e Commissione UE come benchmark indipendente per monitorare gli obiettivi AFIR. Per i player italiani il ranking funziona da campanello d’allarme: investitori e fleet manager usano quei numeri per decidere dove allocare capitali e lanciare nuovi servizi di ricarica.
La classifica 2025 in sintesi globale
Cina, Norvegia e USA guidano il nuovo EV Charging Index 2025, mentre l’Italia scivola al 13° posto per bassa densità di colonnine e interesse BEV.
Su base 100 punti, il podio resta invariato: Cina 90, Norvegia 86, Stati Uniti 84. Regno Unito (80) e Francia (78) chiudono la Top 5. L’ev charging index assegna all’Italia 65 punti e la colloca fuori dalla Top 10 per il secondo anno di fila, penalizzata da un numero limitato di stazioni HPC attive e da autorizzazioni lente. La differenza con i leader supera quindi 20 punti.
- Punteggio medio Top 5: 84
- Italia: 65 punti (–19 vs media)
- Gap principale: colonnine HPC per milione di abitanti
- Crescita BEV Italia 2024–25: +28 %, inferiore al +45 % USA
- Obiettivo AFIR 2025: 60 km tra colonnine, ancora lontano
Top 5 Paesi leader nel 2025
La Cina consolida il primo posto con un mix di 2,3 milioni di colonnine pubbliche e un tasso di uptime (funzionamento) del 97%. La Norvegia mantiene la leadership europea grazie a una densità record di 145 prese pubbliche ogni 100 km di strade e al 90% di vendite BEV. Gli Stati Uniti avanzano al terzo gradino grazie ai sussidi IRA, mentre Regno Unito e Francia chiudono la Top 5 con robusti piani HPC nazionali.
Punteggi infrastruttura: confronto rapido
Sul fronte infrastrutturale puro, la Cina svetta con 95 / 100, seguita da Norvegia a 92 / 100. Gli Stati Uniti raggiungono 88 / 100 dopo il massiccio piano di installazione dei Supercharger aperti a tutti i brand. Il Regno Unito ottiene 85 / 100 grazie ai nuovi hub Gridserve, mentre la Francia segna 83 / 100 trainata dal piano “100 k colonnine”. L’Italia si ferma a 68 / 100, frenata da attivazioni lente e reti regionalmente disomogenee.
Italia al 13° posto: numeri chiave
Il nostro Paese conta circa 54.000 punti di ricarica pubblici, ma solo l’11% è HPC. Il tasso di uptime (utilizzo) medio è al 91%, sotto la media europea del 94%. Inoltre, l’interesse dei consumatori verso i BEV è ancora al 78%, contro l’87% della Francia. Sommando questi fattori, il punteggio complessivo di 65 spinge l’Italia fuori dalla Top 10, evidenziando la necessità di accelerare sulle autorizzazioni AFIR e sugli incentivi all’alta potenza.
Fattori che penalizzano l’Italia
Autorizzazioni lente, poche colonnine HPC e interesse BEV sotto la media frenano l’Italia nell’EV Charging Index, spingendola fuori dalla Top 10 globale.
La ricerca ev charging index 2025 assegna al nostro Paese 65 punti, più di 20 in meno rispetto alla media dei primi cinque. Il divario deriva soprattutto dalla scarsa densità di colonnine ad alta potenza, da tempi burocratici lunghi e da un entusiasmo dei consumatori ancora timido verso i BEV. Senza un’accelerazione coordinata, l’obiettivo AFIR di una colonnina ogni 60 km resterà lontano.
- Solo 11 % delle colonnine italiane è HPC
- Uptime medio 91 % vs 94 % UE
- Interesse BEV 78 % vs 87 % Francia
- Autorizzazioni: 12 mesi contro 4 in Norvegia
- Tariffe HPC: 0,79 €/kWh vs 0,59 € media UE
Autorizzazioni colonnine: il collo di bottiglia
La burocrazia incide più del costo hardware: servono in media 250 giorni per ottenere permessi, sovente duplicati tra Comune, Soprintendenza e Gestore di rete. Nel ev charging index, questo flusso pesa sul punteggio infrastrutturale, facendo slittare l’Italia dietro Spagna e Olanda. Semplificare gli iter, sul modello “one stop shop” norvegese, libererebbe investimento privato e pubblico in tempi dimezzati.
Interesse BEV ancora tiepido
Il sondaggio 2025 di Roland Berger mostra che solo il 38% degli italiani “considera molto probabile” l’acquisto di un’auto elettrica nei prossimi 12 mesi, contro il 55% dei francesi. Questa bassa propensione si riflette nel ev charging index riducendo il sub-score di mercato. Incentivi mirati, comunicazione sui costi totali di possesso e maggiori modelli elettrici a basso costo potrebbero invertire il trend.
Ritardo negli hub HPC
Mentre Cina e USA inaugurano hub da 20 + stalli HPC ogni settimana, l’Italia resta legata a punti singoli o mini cluster da 4/6 stalli di erogazione. L’indice sottrae punti quando la potenza media installata per sito scende sotto i 200 kW. Investimenti in corridoi autostradali e aree cittadine ad alta rotazione aiuterebbero a innalzare rapidamente il punteggio infrastrutturale e la percezione di affidabilità della rete. Viaggiando spesso credo che sia proprio la rete autostradale a soffrire di più. Si vedono ancora Autogrill senza posti di ricarica o con un installazione di pochi stalli talvolta anche non operativi.
Prospettive e prossime mosse per scalare la classifica
Investimenti HPC, norme AFIR e sinergie pubblico-privato possono far guadagnare all’Italia almeno 8 punti nell’**ev charging index** entro fine 2025.
Per recuperare terreno i le aziende che installano colonnine in Italia stanno accelerando su tre fronti: mega-hub fino a 400 kW, implementazione AFIR e offerte flessibili per il mercato domestico. Se queste leve verranno applicate senza intoppi, l’Italia potrebbe salire dalla 13ª all’11ª posizione, avvicinandosi alla soglia Top 10 del prossimo ev charging index 2026.
- 30 nuovi hub da ≥400 kW annunciati (Electrip, Ewiva, Tesla V4)
- Fondi PNRR “Infrastrutture Green”: 190 M€ destinati a colonnine HPC
- Regolamento AFIR: prima milestone aprile 2025 → 60 km in A1-A14
- Utility italiane pronte a lanciare tariffe “super off-peak” per ricarica notturna
- Obiettivo realistico: +4 000 prese HPC attive entro dicembre 2025
<aside class=”takeaway”>Solo combinando hub ad alta potenza e semplificazioni AFIR l’Italia può ridurre il gap di 8 punti e rientrare nella corsa alla Top 10.</aside>
Ev charging index e i nuovi hub HPC
Electrip installerà 15 stazioni multiaccesso da 400 kW nel Centro Nord, mentre Ewiva punta a coprire le dorsali adriatiche con piazzole da 350 kW. Questi hub non solo aumentano la potenza media per sito ma migliorano l’uptime grazie a sistemi ridondanti. Nella metrica infrastrutturale dell’indice, ogni 1.000 prese HPC aggiuntive valgono circa 0,7 punti: una spinta decisiva per rientrare in classifica.
AFIR: la scadenza chiave di aprile 2025
Il regolamento europeo impone almeno una stazione da 150 kW ogni 60 km sulle arterie TEN-T (le grandi autostrade Europee) entro aprile 2025. Ottenere il 95% di compliance porterebbe da solo 3 punti in più nel sub-score infrastrutture del ev charging index. Il MIT ha avviato un task-force con ENAC e Anas per snellire i permessi in fascia autostradale, riducendo i tempi di allaccio a 90 giorni.
Strategie di mercato per stimolare la domanda domestica
Utility come Enel X Way e A2A stanno sperimentando tariffe “super off-peak” e smart charging: tra le 0 e le 5 di notte con ricarica programmata, questo porta ad un risparmio reale sui consumi della bolletta luce per chi possiede un auto elettrica. Octopus stà puntando sull’integrazione tra la wallbox collegata alla rete e il PUN orario per attivare la ricarica nelle ore notturne più convenienti. Aumentare l’interesse dei consumatori oltre l’80% alzerebbe il sub-score mercato di 2 punti nel prossimo indice, contribuendo all’obiettivo complessivo di crescita,
Conclusione
Mentre il governo dirotta 600 milioni di euro dal PNRR, nati per le colonnine, verso nuovi ecobonus fino a 11.000€ per chi acquista un auto elettrica BEV, l’Italia innesca un paradosso: più incentivi, meno rete. Senza stazioni attive l’infrastruttura va in perdita, ma senza immatricolazioni non c’è traffico che la renda sostenibile. Il punteggio nel ev charging index resta così bloccato, perché i due fattori — auto e colonnine — crescono solo insieme. La sfida è distribuire le risorse su entrambi i fronti, evitando un corto circuito finanziario che ritardi ancora la transizione.
FAQ ev charging index 2025
L’EV Charging Index di Roland Berger è una classifica annuale che valuta 30 Paesi su infrastruttura di ricarica, mercato BEV e innovazione. Ogni pilastro pesa in modo diverso e genera un punteggio da 0 a 100 che indica la maturità complessiva della rete.
Roland Berger combina open data governativi, banche dati dei CPO, sondaggi a oltre 9.000 driver e informazioni proprietarie su investimenti pubblici e privati. I venti KPI risultanti vengono normalizzati e ponderati (50% infrastruttura, 30% mercato, 20% innovazione) prima del ranking finale.
L’Italia paga basse densità di colonnine HPC, tempi autorizzativi lunghi e un interesse BEV sotto la media UE. Questi fattori abbassano i sub-score infrastruttura e mercato, facendo scendere il punteggio complessivo dell’indice a 65, ben sotto la soglia Top 10.
Secondo il report, occorrono 4.000 nuove colonnine HPC entro dicembre 2025, una burocrazia snellita con sportelli unici e incentivi bilanciati fra acquisto BEV e rete di ricarica. Ogni 1.000 prese HPC aggiuntive valgono circa 0,7 punti nell’EV Charging Index, accelerando la rimonta italiana